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Commenti al testo di Roberto Maggiani
Erranza consumata

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 Franca Alaimo - 08/06/2010 18:15:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Avevo da tempo, qui, sulla mia scrivania, il libro di Maria Grazia Cabras, in attesa, come altri, di essere letti. La recensione di Roberto, così partecipe e commossa, mi ha messo la curiosità di farlo subito.
E, siccome, l’esplorazione di Roberto dei modi in cui è sentito il dolore delle perdite familiari è più che esaustiva e rivela un ascolto profondo e intimamente condiviso e condivisibile, vorrei approfondire un altro aspetto del fare poetico della Cabras, e che si rende manifesto già nella lirica d’apertura, in cui la presenza del mito di Orfeo agisce sulle aspettative del lettore secondo due direzioni: la morte, certamente, per via della discesa all’Ade, in cerca della morta Euridice ( ed è questa appunto una delle direzioni, ma anche il canto in sè come discesa anch’esso in un mondo "altro", il cui enigma è sfuggente come l’ombta stessa di Euridice. Ecco perché la Cabras afferma di non trovare in questa sua altra discesa "orma o traccia / che accolga l’ardore / con cui cerco la parola // qualcosa che infranga / sillabe morte". Attendevo, infatti, che prima o poi l’autrice parlasse di queste "sillabe morte", perché, al di là dei temi e delle occasioni del suo poetare ( ci sono anche in questa silloge poesie d’amore), c’è in lei un sentire così appassionato e direi "selvatico", originario della parola, ( "mi prendi con mano feroce") ,che la conduce alla volontà di sforarne i limiti, alla ricerca di "un fonèma di puro fiore". L’attesa che sta dentro la parola è quella di una visione risolutiva, impossibile quanto feroce, appunto, per cui esse, le parole assolute tanto agognate, sono destinate a farsi "spente prima di apparire".
Infine Orfeo piega gli dei della morte a compassione, perché canta di una morta. Quante volte ho pensato al senso di questo mito che mi pare uno dei più variamente interpretabili, e però questa è la lettura che più mi convince, forse perché anch’io scrivo poesia, o meglio canto, come canta la Cabras con tutta la belelzza dei suoi suoni: Orfeo è il poeta, che continuamente scende e risale dagli inferi, in compagnia di ombre e ricordi. Maria Grazia Cobras lo sa.

 Mariella Bettarini - 04/06/2010 18:40:00 [ leggi altri commenti di Mariella Bettarini » ]

Caro Roberto,
grazie di cuore, anche a nome e da parte di Gabriella, per la costante attenzione ai volumi della nostra Gazebo Libri.
Toccante, intensa davvero la tua recensione al bellissimo libro dell’amica Maria Grazia.
Un augurio e un saluto da parte di
Mariella e Gabriella